sabato 1 settembre 2007

La frustrazione.

O l'inettitudine....o l'impotenza....sono tutte sensazioni che temo profondamente, e che piú cerco di evitare piú mi rincorrono....Non penso di essere capace di parlarne, ma mi rispecchio nell'inquietudine di Bernardo Soares e leggendo quelle pagine, mi si forma un nodo in gola.

" Quando sono sdraiato sulla mia poltrona e solo un tenue filo mi lega alla vita, con quale chiarezza descrivo nella mia mente i paesaggi che non potró mai narrare e le frasi che non scriveró mai! Scandisco periodi interi, perfetti in ogni loro parola; seguo verso per verso la scansione ritmica di interi poemi.
Ma se mi muovo dalla poltrona dove alimento queste sensazioni quasi perfette e mi siedo al tavolo per scriverle, le parole svaniscono, i drammi s'interrompono. E di tutto resta solo una remota nostalgia, una traccia di sole su monti lontani.....
....Ho avuto tutti i progetti possibili. L'Iliade che ho composto possedeva ispirazione ed episodi sconosciuti a Omero. Al confronto con la studiata perfezione dei miei versi inesistenti l'esattezza di Virgilio è povera e la forza di Milton è fiacca.
Le mie allegorie satiriche sono superiori a Swift...e quanti Orazi sono stato!
Ma ogni volta che mi alzo dalla poltrona dove queste cose ebbero esistenza provo una duplice tragedia : che esse non esistono ma allo stesso tempo che non sono state solo un sogno. Qualcosa di esse sopravvive sulla soglia astratta del mio averle pensate e del loro essere state.
La mia tragedia è questa: essere l'atleta che è caduto un'attimo prima del filo di lana, mentre guidava la corsa."

Fernando Pessoa

1 commento:

Laura ha detto...

come ti capisco tesoro!
il mio antidoto ai momenti di desassosiego pesante è leggere nietszche mangiando cioccolata con kiss di prince come sottofondo.