venerdì 23 novembre 2007

Les feulles mortes.


Prendo la scopa spazzo via le foglie morte.


Alcune non ce n'è bisogno, il vento se le porta via e le vedo svolazzare pochi metri piú in la. Appena fuori dal mio spazio vitale.


Il cielo è blu, l'aria è fredda, secca e frusta la faccia.


Si avvicina dicembre, è tempo del classico bilancio annuale: valutazioni dell'anno che sta per finire e progetti per quello nuovo.


Il freddo è pungente, di quello bello che in fondo fa bene, che piace. Indossare il maglione grosso, le scarpe comode, la sciarpa morbida e pensare a tutte le cose che devi fare, ma con calma, con estrema calma e osservare il casino della cittá e confrontarlo con il casino di altre citta': come è diverso l'andirivieni di calle Sierpes da quello di via Indipenza!

Non è ne migliore ne peggiore, è solo diverso.


Il fumo di quello che vende le castagne, l'incenso e l'odore di churros all'ora della merenda. Il tipo che vende la lotteria della Once che urla frasi incomprensibili e che mi da ai nervi.


Tutto è gia addobbato per il Natale, i piú previdenti stanno gia comprando i regali. Quest'anno ne farei proprio a meno.


Le facce stanche, le domande stupide, le sigarette offerte, le spiegazioni inutili, le scadenze della biblioteca, la bollette, le tesine, i documenti, la spesa, i piatti, la cerniera del cappotto rotta, gli inviti declinati e quelli accettati, ascoltare e capire quello che ti stanno raccontando, gente che se ne va, gente che muore,pensare ai viaggi, pensare al futuro, pensare a domani, pensare mangiare fra un'ora..............vedo tutto a rallentatore.


Me ne andrei volentieri in letargo con un gatto e dei libri.


martedì 20 novembre 2007

giovedì 15 novembre 2007

¿Por qué no te callas?

Non so se in Italia sará arrivato l'eco del "Por qué no te callas?" ("Ma perché non stai zitto?") che il re Juan Carlos spazientito ha detto a Ugo Chavez in un incontro internazionale (se non l'avete ancra visto vi consiglio di andare su youtube).

Certo che una frase simile uno non se l'aspetta da un re, ma io sono ben abituata alle uscite di Berlusconi ( fare le corna in una foto ufficiale, "spero che in Italia non ci siano tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi", varie cantate con Apicella......ecc ecc).



L'altra mattina ascoltando la radio la gente chiamava per dire i loro personali "¿Por qué no te callas?", ed ecco i miei:


¿ POR QUÉ NO TE CALLAS

-Berlusconi

-Prodi

-CLEMENTE MASTELLA (vi prego di visitare il suo patetico blog finto liberale clementemastella.blogspot.com in cui pubblica solo i commenti di chi è d'accordo con lui)

- Mariano Rajoy

- La professoressa di Geografía Humana

- il ciccione antipatico e maleducato della copisteria che ti attacca delle pezze spaventose.

- Shila, la cagna di Toni, il mio vicino di casa.

- una signora ultrasessantenne che sta SEMPRE in prima fila e che interrompe raccontando aneddoti personali, inutili e imbarazzanti. Tipo ieri durante la pausa di antropología simbolica. La professoressa aveva parlato di come ogni cultura adotti simboli differenti per esprimere concetti uguali, ad esempio delle diverse forme di rappresentazione dell'organo sessuale maschile. La signora commenta la sua esperienza "Possi yo me acuerdo que mi vecina de casa que era profezora llega un día y me dice que mira lo me ha dibujao un alumno en el examen! y dize que era...un pene...vamo', ezo...es que ze llama azin, a ve'!....pohnna' que ezo que me dize que era un pene y yo digo que que no lo es....vamo' , que lo quiero decir es que tambié cambiará la manera de expresá, digo yo, según la edad no sólo según la cultura....quiero decí....que el mushasho no dibuja una polla como lo la dibujaría yo!"

Traduzione: dunque io mi ricordo che la mia vicina di casa, che era professoressa, un giorno mi dice "guarda! un alunno mi ha disegnato un......un pene, ecco, insomma....si chiama cosi che ci posso fare?!...insomma, che mi dice che quello era un pene e io dicevo di no...insomma quello che voglio dire che la maniera di disegnare un pene cambia anche secondo l'etá non solo la cultura....cioé voglio dire...insomma, che quel ragazzetto non disegna un cazzo come lo disegnerei io!!

Che perle di saggezza.

lunedì 5 novembre 2007

Una foto curiosa.


La domanda è: cosa ci fa un tavolino modello "Jeff" di Ikea (io e Rafa ce l'abbiamo in salotto...) nella selva accanto a un tempietto Maya che raffigura un giaguaro che divora il cuore di un guerriero?
Non sará mica che i Maya erano cosí avanti che furono loro ad inventare in mobili in serie a basso prezzo?
Si accettano suggerimenti e ipotesi.

domenica 4 novembre 2007

La Natura : la magia del Messico





Ah la natura.....la vera protagonista del Messico. I colori sono piú vivi, il cielo cambia ogni cinque minuti, le nuvole sono enormi, il verde della selva ha mille gradazioni diverse....
La natura...speriamo che il progresso e il turismo di massa non la facciano a pezzi piú di quanto abbiano giá fatto.
Nella prima foto potete vedere un pescatore che vende stelle marine e conchiglie. (Un'attivitá totalmente illegale...ma del resto è illegale anche andare in 7 in un taxi da 5 persone o costruire un hotel in una riserva naturale....)
La seconda foto l'ho fatta in centro di assistenza alla riproduzione di tartarughe marine: si prendono le uova e si allevano le tartarughe finche sono abbastanza grandi per essere liberate e sfuggire ai predatori (sopratutto all'uomo....)
La terza foto è un tramonto nella spiagga di Isla Mujeres, un'isola di pescatori a venti minuti in barca da Cancun.
La quarta foto è un cenote vicino a Chichen. È profondo 52 metri. Tuffarsi fa veramente paura ma poi vale la pena vedere il cielo da quest'enorme buco e toccare le radici che vi si immergono.

Le rovine di un grande impero : il Messico dei Maya






La penisola dello Yucatan è strapiena di rovine maya: tempietti, grandi cittá, centri religiosi.....molti sono venuti alla luce alla fine dell'ottocento, molti si stanno scoprendo ancora oggi e molti sono sepolti e cammuffati nell'intricatissima selva. Queste che vedete sono le foto di Tulum e di Chichen Itza.
Questi Maya erano dei grandi. Furono i primi ad usare lo zero, scrivevano con dei geroglifici tutti loro, usavano la carta,costruivano immense cittá e templi anche senza conoscere l'uso dei metalli, a parte l'argento e l'oro per fabbricare gioielli. Sapevano giá che la terra era tonda, il numero esatto dei pianeti del nostro sistema solare e avevano calcolato un calendario perfetto
Erano peró dei fanatici religiosi. Le caste dei sacerdoti, dei nobili e dei guerrieri tenevano in pugno la popolazione. I templi erano costruiti perfettamente in linea con il sole e le stelle, in maniera che nei solstizi ed equinozi si producono (ancora oggi!) spettacolari "effetti speciali" che servivano a spaventare la popolazione.
Amavano i sacrifici umani. Morire in un sacrificio era un gran onore.
A Chichen Itza 2 volte all'anno facevano una specie di partita a pallacanestro e al vincitore veniva strappato il cuore dal petto.
Le vergini piú belle con i loro migliori gioielli ed anche bambini venivano gettati nel cenote sacro. I "cenotes" sono degli enormi e profondissimi buchi causati dal crollo di caverne sotterranee e pieni d'acqua dolce. Dall'alto sono macchie nere nel fitto verde della selva. Le radici degli alberi vi si buttano dentro in cerca d'acqua.
La grande civiltá Maya era in piena decadenza giá all'arrivo dei conquistadores spagnoli. Non si sa bene il perché ma l'ipotesi piú probabile è che si fossero molte guerre interne e sovrapopolazione. L'impero era molto frammentato e debole.
Nonostante le epidemie, la colonizzazione spagnola e la chiesa cattolica (che brució tutte le pergamene e i libri Maya e distrusse un'infinitá di templi e con le stesse pietre costruí delle chiese) i Maya esistono ancora. Sono 2 milioni.
Molte comunitá vivono ancora nella selva e sopprattutto parlano la lingua maya e adorano i loro dei Maya (per quanto ne so non fanno piú sacrfici umani...)
Le rovine archeologiche e la storia dei Maya sono impressionanti. A 40 km da Cancun si puó entrare in un Messico completamente diverso. Davanti alla piramide di Chichen e alla selva mi sono sentita piccola piccola......

Cancún: il Messico "todo incluido" per turisti americani grassi.





Appena saliti sull'aereo, io e tutta la famiglia Puerto (Rafa Puerto, Papá Puerto e Aurea Madre Puerto) abbiamo avuto la stessa sensazione: c'era molta, troppa gente. Eravamo 338 anime e 338 corpi (alcuni valevamo per 2....)stipatissimi in un jumbo per 9 ore e mezza. Dopo aver visto "I fantastici 4" e "Piratas del Caribe" e una serie interminabile di candid camera che non facevamo ridere dai finestrini si scorge la terra ferma. Avevo il cuore che mi batteva a mille: mi sentivo come la vedetta di una delle caravelle di Colombo! Terra! Terra! La vista era impressionante: una selva infinita, densa, fittissima e verde attraversata da un'autostrada. Solo una cosa spiccava dall'alto: una enomrme e gialla M. Non sto scherzando. La prima cosa che ho visto dall'aereo (a parte la selva) è stata la emme di Mac Donalds.

Il taxi ci porta a Cancun. Dunque, fino agli anni '70 Cancun e la penisola dello Yuacatan si potevamo riassumere in tre parole: selva, rovine maya e pescatori. Poi il governo messicano decise che Cancun poteva essere il luogo perfetto per incentivare il turisto di massa. E cosi fu. La lingua di terra che separa il mare, la laguna e la terra ferma e che serviva da riparo contro gli uragani e da riserva naturale per i granchi, tucani, pappagalli e mille altre specie è stata trasformata, violentata, deturpata da centinaia e centinaia di hotel di gran lusso.

Ogni anno molti volontari aiutano i granchi blu tipici della zona ad attraversare la strada che separa la laguna dal mare e superare la barriera degli hotel. Nonostante questo sono diventati una specie in estinzione. E tucani e i pappaggali se ne sono andati definitivamente da Cancun.

Cancun si divide in due parti: la cittá e la zona degli hotel. La cittá è brutta ed è passata da 100.000 a 1 milione di abitanti in trent'anni. Anche il quartiere piú fighetto non ha niente a che vedere con il nostro concetto di "fighetto". È un gigante che poco a poco sta divorando la selva.
La zona degli hotel invece sembra Beverly Hills: campi da golf, grattacieli, discoteche,fontane, centri commerciali con negozi di Prada e Dior......Gli immensi hotel hanno invaso la stretta fascia di terra e pur di costruire quasi non hanno lasciato spiaggia. Infatti alle 5 del pomeriggio non è piú possible prendere il sole nelle spiaggette private perché gli hotel sono cosí alti che fanno ombra. Quando arriva un uragano gli hotel vengono devastati e molti invece che ristrutturare ricostruiscono da zero. Lo spreco assoluto.

Il nostro hotel era il Riu Cancun: 5 stelle, super lusso, tutto incluso. Il 90% della clientela è composta da americani obesi che stanno tutto il giorno a mangiare e soprattutto a bere. I cocktail sono gratis, il bar in camera è fornitissimo di rum e birra GRATIS e ogni 5 minuti un cameriere ti chiede se vuoi un cocktail. In tutta la vacanza ho bevuto almeno almeno una birra e un mojito al giorno. Tranne il giorno che ho vomitato in barca tentando di immergermi con pinne e bombola di ossigeno a9 metri di profonditá....ma questa è un'altra storia......

I messicani sono gentili. Anche troppo. In certi casi quasi servili. In ogni momento mi sono sentita schifosamente riverita per essere la loro fonte principale di ricchezza e di consumo. Infatti il 40% dei soldi del governo messicano proviene dal turismo di Cancun. Il 40%!