Prendo la scopa spazzo via le foglie morte.
Alcune non ce n'è bisogno, il vento se le porta via e le vedo svolazzare pochi metri piú in la. Appena fuori dal mio spazio vitale.
Il cielo è blu, l'aria è fredda, secca e frusta la faccia.
Si avvicina dicembre, è tempo del classico bilancio annuale: valutazioni dell'anno che sta per finire e progetti per quello nuovo.
Il freddo è pungente, di quello bello che in fondo fa bene, che piace. Indossare il maglione grosso, le scarpe comode, la sciarpa morbida e pensare a tutte le cose che devi fare, ma con calma, con estrema calma e osservare il casino della cittá e confrontarlo con il casino di altre citta': come è diverso l'andirivieni di calle Sierpes da quello di via Indipenza!
Non è ne migliore ne peggiore, è solo diverso.
Il fumo di quello che vende le castagne, l'incenso e l'odore di churros all'ora della merenda. Il tipo che vende la lotteria della Once che urla frasi incomprensibili e che mi da ai nervi.
Tutto è gia addobbato per il Natale, i piú previdenti stanno gia comprando i regali. Quest'anno ne farei proprio a meno.
Le facce stanche, le domande stupide, le sigarette offerte, le spiegazioni inutili, le scadenze della biblioteca, la bollette, le tesine, i documenti, la spesa, i piatti, la cerniera del cappotto rotta, gli inviti declinati e quelli accettati, ascoltare e capire quello che ti stanno raccontando, gente che se ne va, gente che muore,pensare ai viaggi, pensare al futuro, pensare a domani, pensare mangiare fra un'ora..............vedo tutto a rallentatore.
Me ne andrei volentieri in letargo con un gatto e dei libri.