mercoledì 24 febbraio 2010

Antropologia? What does it mean?

Ebbene si, mi sono laureata in Antropologia Sociale e Culturale (oooooohhhhhhh).
Potrei iniziare a vestirmi un po' hippy e un po' alternative, comprare degli occhiali da vista vintage, fare l'intellettualoide neoprogressista postmodernista decostruttivista no?

Adesso posso dire che sono Antropologa. Aaaaaaaaaahhhhhhhhhh........

In realtá, scusate la presunzione, penso di esserlo, o meglio, mi sento di esserlo, da quando avevo 10 anni. Si, si, si, lo giuro. È uno stato d'animo, piú che un mero titolo accademico.

La prima persona che mi ha parlato di antropologia culturale è stata la mia maestra delle elementari, che si chiamava Melina, era buona come il pane e l'abbiamo fatta scappare perché eravamo una classe di scellerati e a lei è venuto un esaurimento nervoso. O almeno, cosí mi pare di ricordare.

Comunque, per farci capire il perché delle guerre tra i popoli, questa maestra ci diede una fotocopia scritta con la macchina da scrivere che spiegava tre concetti, tre forme di relazione e confronto etnico: scontro, integrazione e interazione. E di ogni concetto faceva degli esempi storici. Dal di lí ci spiegó a grandi linee il nazionalismo, il razzismo, il genocidio.....

Mi colpí. Era una lezione di storia molto diversa dalle altre. Cercavamo di capire il perché delle cose, non solo memorizzare una sequenza di fatti in ordine cronologico. Cercavamo di capire i meccanismi sociali e di potere che portavano a certi eventi. O almeno, io ci provavo a capirlo. Ma ero ancora molto piccola.

E poi a casa trovai un dizionario di quando mio padre studiava sociologia, il Dizionario di Antropologia Culturale. Me lo portai in camera, ogni tanto lo sfogliavo e lo leggevo, ma non sapevo a cosa servisse. E poi davo un'occhiata alla tesi di laurea di mio babbo sullo studio della dipendenza dalla droga e dicevo "ma pensa un po' te...che storia pesa...".

E poi all'Universitá uno degli esami che mi interessó di piú fu Sociologia della Letteratura. Nonostante penso ancora che il professore fosse completamente idiota, devo ammettere che mi sembro' affascinante analizzare il contesto sociale della letteratura e dei suoi protagonisti. Il perché e il per come certe cose si possono scrivere in certe societá e determinate epoche e in altre no. Il controllo, la censura....

Insomma adesso ho il titolo di antropologa, ma non ho risposte alcune. Anzi, ho sempre piú dubbi e sempre piú domande. Ma che vi devo dire, questa cosa mi piace un sacco!

Non sapete quante volte mi sono trovata a spiegare cos'è l'antropologia culturale...è una scienza? Non lo so...a volte penso di si ma poi mi dico cos'è la scienza? cos'è la conoscenza? Insomma meglio non partire dal di lí perché non se ne viene a capo.

Comunque, l'idea che mi sono fatta è che l'antropologia odierna sia principalmente uno sguardo, un approccio, un modo di avvicinarsi alla realtá, di studiare l'uomo e la societá in quanto costruzione culturale.

È un modo di mettere da parte preconcetti e pregiudizi e gettare uno sguardo su ció che percepiamo como diverso o semplicemente interessante.

Riflettere, comparare, analizzare....

UNIRE, senza confondere.
DISTINGUERE, senza separare.
CAPIRE, CONOSCERE A FONDO, senza giudicare.
Per me questa è la gran lezione dell'antropologia. Ed è una lezione splendidamente UMANA.

3 commenti:

luca ha detto...

Complimenti Claudia! Davvero auguri, Dottoressa antropologa!
Questo tuo blog è la migliore dimostrazione, più di ogni tesi (o forse è proprio questo diario di viaggio reso pubblico la tua vera tesi?) del tuo essere, sentirti da sempre antropologa: in cerca di, per UNIRE, DISTINGUERE, CAPIRE.
Auguri per la vita, con affetto, luca, silvia, puccia

ps. per altro, ciò che dici sull'importanza fondamentale del contesto vale anche per tutte le altre discipline umanistiche, in primis storia dell'arte.

Nicolo' ha detto...

interessante ... ma il blog è il tuo diario di campo? Io un paio di risposte su cosa sia e a cosa serva l'antropologia me le sono date...

flauzia ha detto...

Ciao Nicolo! No, il blog non è il mio diario di campo. È uno spazio di riflessione personale senza nessuna pretesa. Anche a me l'antropologia ha dato molte risposte, ma mi piace soprattutto che sia una disciplina aperta e che non cerca di dare interpretazioni assolutiste e veritá categoriche. Senza arrivare al relativismo estremo e improduttivo ovviamente!